Decreto sblocca cantieri ǀ La Pieve
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La situazione italiana
L’Italia si trova in una situazione di stasi oramai da diversi anni e, indipendentemente dagli annunci dei vari governi, nulla di nuovo appare all’orizzonte sul fronte dell’occupazione, della crescita e della sburocratizzazione di un paese condizionato dai troppi interlocutori e troppe norme; un’importante novità potrebbe essere però il decreto sblocca cantieri.
Il problema burocratico
L’enorme impianto legislativo e burocratico che contraddistingue il nostro Paese, pensato per evitare eventuali illeciti e assicurare un corretto svolgimento di tutte le procedure, di fatto si è tradotto in un vero e proprio atto di ostilità contro il lavoro onesto che troppe volte si è trovato a dover confrontarsi con inchieste e procedure legali che spesso nulla di illecito hanno riscontrato, ma hanno costretto in una difficoltà insormontabile gli onesti imprenditori che, a causa del blocco dei lavori, talvolta, hanno pagato conseguenze asprissime.
I soldi bloccati
Il presidente dell’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili, più volte ha lamentato l’assurdità delle oltre 740 opere bloccate, per un valore che supera i 61 miliardi di euro. Ognuno di questi miliardi produrrebbe all’incirca 15.000 posti di lavoro in Italia nel mondo delle costruzioni edili, cifre importantissime che permetterebbero il rilancio del settore con conseguenti notevoli entrate nelle casse dello Stato, anche considerando che il settore edile rappresenta il settore industriale a maggior costo del lavoro. Ovviamente, lo sforzo continuo che i nostri imprenditori medio-piccoli compiono nel fronteggiare queste spese così alte meriterebbe un taglio del cuneo fiscale contributivo, atto sia ad abbassare il costo del lavoro, sia a conferire ai lavoratori maggior potere di spesa: il che consentirebbe anche un rilancio dei consumi.
Un decreto svolta? Le modifiche al Codice degli appalti
Il decreto sblocca cantieri nasce pertanto con l’intenzione di favorire l’utilizzo di questo immenso ammontare di denaro, che, si noti, è già stato stanziato, e non si tratta, quindi, di nuova spesa, ma semplicemente di renderne disponibile una già contabilizzata attraverso una sburocratizzazione e una semplificazione delle norme. Il testo del decreto è frutto di una consultazione pubblica aperta dal MIT, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha visto il concorso di oltre 2500 contributi proveniente sia da associazioni, pubbliche e private, sia da privati cittadini. Le modifiche che vengono apportate al Codice degli appalti consistono in:
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Sospensione, fino al 31 dicembre 2020, di alcune norme del Codice stesso;
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Sospensione dell’obbligo per i Comuni di effettuare le gare attraverso le stazioni appaltanti;
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Sospensione dell’obbligo di scelta di uno dei commissari di gara tra gli esperti iscritti all’albo ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione);
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Sospensione, per tutto il 2020, dello stop all’appalto integrato;
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Maggiorazione, da 50 a 75 milioni, del limite d’importo delle gare per cui scatta l’obbligatorietà dell’espressione del parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
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